Secondo appuntamento con Meet the Marketers: la rubrica, lanciata da Italian Marketing Foundation, che racconta la reale attività sul campo di marketer e manager.
Oggi intervistiamo Matteo Amorati che si occupa di digital banking, all’interno del marketing strategico, curando la strategia digitale di Unipol Banca, dai social media al sito, dalla lead generation alle attività SEM, SEO fino al funnel dedicato alla conversione.
Unipol Banca nasce nel 1998 ed è presente sul territorio nazionale con una rete distributiva di 258 filiali bancarie presenti in 16 regioni.
“Cosa ti piace e non ti piace del marketing di oggi?”
Oggi assistiamo ad una frammentazione del marketing in tanti piccoli segmenti, molti dei quali legati ai nuovi media sociali, a internet of things e all’intelligenza artificiale. Molto spesso purtroppo ci troviamo di fronte a due conseguenze negative: da un lato i “venditori di fumo” e la conseguente “aria fritta” che viene venduta a caro prezzo da sedicenti esperti che promettono grandi risultati a chi si affida a loro e dall’altro la proliferazione di un sapere esclusivamente tecnico, che per definizione invecchia rapidamente, e non di marketing nel senso più alto con conseguente mancanza di una visione strategica.
Con questo non voglio assolutamente denigrare i nuovi media visto che mi occupo principalmente di marketing digitale ma sostengo che il tecnicismo del “come fare” deve essere conosciuto e inserito nel complessivo piano di marketing delle aziende, anche con l’aiuto di veri esperti di marketing.
“Che cosa ti motiva?”
Molto spesso si dà per scontato un fattore fondamentale della nostra esistenza, il tempo. Il tempo scorre e non ci aspetta, la realizzazione di una persona passa necessariamente anche dall’utilizzo che ne fa. Ovviamente, anche in ambito professionale vale lo stesso concetto: la motivazione più alta è quella di utilizzare il tempo dedicato al lavoro nel modo migliore e più soddisfacente per sé, cercando sempre di porsi degli obiettivi raggiungibili e misurabili.
“Le trappole che possono boicottare una strategia di social media”
Sono tantissime le illusioni che ti puoi trovare di fronte nel costruire una strategia social, la più importante da evitare, secondo il mio parere, è quella di legarne il successo alle cosiddette vanity metrics, cioè guardare solo al numero di followers o al numero di like di una determinata campagna. Occorre rendersi conto che puntare alla diffusione di un messaggio, se questo non è ben centrato per l’azienda che lo promuove o per i suoi clienti oppure se non è inserito in una più ampia visione del piano di marketing, non solo digitale, è sbagliato. In realtà ci si accorge spesso che le vendite non vanno o che il sentiment che ne deriva in rete è addirittura negativo. Fare le cose per bene, con il giusto messaggio per il giusto pubblico, anche se con numeri apparentemente inferiori, porta risultati assolutamente più vicini agli obiettivi strategici.
“Secondo te, quali fasi del processo di marketing saranno ancora gestite dagli esseri umani e cosa verrà gestito dalle macchine?“
Si dibatte molto oggi sull’intelligenza artificiale e sul ruolo che questa avrà in un prossimo futuro nella vita di tutti noi. Io credo, e auspico, che all’uomo rimarrà la determinazione degli scopi, degli obiettivi e dei paletti da non oltrepassare per arrivarci. Il tecnicismo legato a come fare una azione di marketing digitale, ad esempio, sarà sempre meno necessario, mentre lo sarà l’analisi preliminare dei dati, la definizione degli obiettivi e la costruzione di una strategia adatta al caso specifico. Come dice il filosofo svedese Bostrom, se dotiamo di intelligenza artificiale una fabbrica che produce graffette questa cercherà di massimizzarne la produzione in ogni modo cercando di ridurre i costi ma non avendo chiaro in quale contesto economico sociale agisce l’azienda e rischiando di mettere in pericolo l’uomo stesso. Per programmare correttamente una AI occorre partire dall’assunto che chi lo fa deve sapere e far conoscere alla macchina qual è il fine dell’esistenza umana (e non è certo produrre graffette) ed è proprio su quest’ultimo aspetto che nutro i dubbi più forti.
Limitiamoci quindi, per ora, a far svolgere alle macchine i pezzi di processo standardizzati, ripetitivi, tecnici del marketing e teniamoci per noi la parte più bella.